La fattoria nasce da un’idea di Massimo, arrivato in Kosovo venti anni fa insieme ai soldati italiani durante la guerra, con lo scopo di dare un futuro ai ragazzi accolti nella casa di Leskoc. Massimo ci ha portato a visitarla nel pomeriggio del primo giorno insieme a Besart. Massimo lo conobbe fin dall'inizio quando, ancora molto giovane, gli ronzava intorno incuriosito da quello straniero proveniente dall'Italia. Il complesso si trova a poche decine di metri dalla casa, a valle del terreno agricolo, circa 100 ettari di cui 20 di proprietà, e ci si arriva percorrendo una ripida discesa.
La prima struttura che si incontra è la stalla dove vengono allevate le mucche da latte e i vitelli adulti. Entriamo un po’ titubanti con la paura di disturbare i ragazzi che stanno accudendo gli animali, chi toglie il letame, chi aggiunge fieno alle file, chi dirige gli animali per la prima mungitura. Invece sono molto amichevoli e quasi ridono della nostra inesperienza. Il più intraprendente (Michele) chiede se è possibile provare a mungerne una. Uno dei ragazzi che stanno lavorando gli sorride e gli passa lo sgabello dopo avergli mostrato come si fa. Immaginatevi la sua faccia, come quella di un bambino felice, quando vede uscire le prime gocce: “…senti quanto è caldo…”.
Meglio comunque lasciar spazio a chi lo sa fare meglio. Quindi il giovane, azionando la pompa automatica, inizia la mungitura dei primi due animali. Massimo ci spiega che la mungitura avviene due volte al giorno su circa 10 animali. Il latte viene poi stoccato subito in frigo e trasformato nei prodotti caseari che la casa produce nei propri laboratori…i formaggi e mozzarelle che abbiamo mangiato durante il nostro soggiorno sono degni dei prodotti italiani più famosi. Più in là una seconda stalla, questa volta popolata dai vitelli più piccoli. “Facciamoci una foto con le mucchette!” dice Paola. Subito si avvicina per accarezzarne uno che spaventato si allontana… ma poco gli importa…dopo un attimo si fionda di nuovo verso il suo amato fieno mentre Paola si mette in posa per un selfie molto “particolare”.
Dietro di noi, il gruppo dei ragazzi che stanno ultimando la copertura della terza stalla che verrà usata come deposito preliminare per il fieno e i cereali. Massimo ci spiega ancora che lo scorso anno, hanno dovuto vendere il grano ad un prezzo più basso, con una notevole perdita economica perché si era inumidito durante la battitura. Grazie alla nuova stalla, l’azienda riuscirà a stoccare i cereali e distribuire il fieno senza avere più il problema della pioggia e del fango che, specialmente d’inverno, sono all'ordine del giorno. Ancora più in basso altre due strutture, una dove il grano viene macinato per produrre il mangime per gli animali e un’altra dove avvengono le manutenzioni dei mezzi. Queste ultime sono molto importanti perché è difficile trovare pezzi di ricambio in Kosovo… da buon ingegnere meccanico anzi, meccanico-ingegnere, mi addentro senza paura perché in compagnia di quegli oggetti a me molto familiari…chiavi, saldatrici, trapani, grasso e olio che in officina non manca mai.
Infine, la stalla dei maiali…di pezzatura piccola e grande…quelli piccoli fanno molta tenerezza tanto che Francesca impietosita da quei maialini curiosi solennemente promette “…non vi mangerò più!”, un sussulto di colpa per quelle buone fette di salame mangiate la sera prima. Victor ci sorveglia da dietro…lui è quello più saggio della compagnia. Mi borbotta qualcosa col suo spiccato accento argentino che capisco poco…forse parla dei containers posti lì vicino dove alloggiano due ragazzi della casa con handicap mentali più gravi, perché gli assistenti sociali negano loro di vivere insieme agli altri ragazzi. Massimo comunque, ha iniziato, più a monte la costruzione della nuova struttura che li alloggerà in futuro, “…voglio dargli dignità!” dice indignato.
Ma poi vedo Victor che continua a fissare insistentemente quei bei vitelli ingrassati…magari da esperto cuoco fuochista starà pensando “Cetto…con tutti quetti bei vitteli…l’asado argentino verrebbe proprio bene!”.
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